Chiunque abbia un bambino abbastanza vicino al proprio cuore, sa che il futuro gli appartiene perché essi vivono colmi di entusiasmo per la tensione verso di esso, mentre a noi resta l’ansia di fissare i ricordi e ormai incerti stentiamo ogni giorno di più a essere ancora la comunque intrinsecamente incerta costante di Hubble della loro vita.
Questo stupendo mondo globalizzato che pareva un dogma per tutti come ideale cosmopolita e come unico modello economico possibile, si sta dissolvendo in pochi giorni. La Cina che ora bloccherà i contagi di ritorno dopo essere stata l’origine del problema. Gli USA che tornano indietro di 200 anni. L’Europa che si rivela subito per quello che è ed è sempre stata: una serie di stati nazionali ognuno con politiche e interessi divergenti. L’Africa in cui per ora non succede nulla, solo perché sono fuori dal giro che conta… perché il coronavirus follows the money. Poi quando disgraziatamente prenderà piede lì, moriranno a frotte. Bentornati nel 1920, e teniamoci stretto Giuseppi che sicuramente è meglio di un Benito.
Non mi piacciono gli scambi, in cui io ti do una cosa e tu me dai un’altra e ognuno si tiene la sua; mi piacciono le condivisioni, in cui viviamo insieme la stessa esperienza mettendo in comune ognuno del proprio.
Ho visto il film su Facebook, The Social Network, e ho capito (o meglio: mi ha confermato) perché Facebook non sarebbe mai potuto crescere in Italia: attenzione, nascere sì, crescere no!
Ecco i motivi:
1) Il finanziamento di 500.000 dollari
Cosa è successo in America
Nel 2003 a pochi mesi dalla nascita della società, Eduardo Saverin, uno dei due soci originari di Facebook, per contrasti con Mark Zuckerberg, l’altro fondatore, blocca il conto corrente della società dove ci sono 18.000 dollari. Zuckerberg, studente universitario, 20 anni, riceve 500.000 dollari di finanziamento e un locale per gli uffici da una società di investimento e può espandere Facebook.
Cosa sarebbe successo in Italia
Nessuno avrebbe dato dei soldi a un 20enne matricola universitaria e la società senza soldi avrebbe chiuso. Ma soprattutto nessuno si sarebbe nemmeno preso la briga di valutare se concedere quell’investimento.
2) Usare il finanziamento per crescere e non per produrre spiccioli di utile dopo 3 mesi
Cosa è successo in America
Il finanziamento viene concesso in cambio della di partecipazione azionaria e non come prestito. Inoltre il fondo di investimento lascia la maggioranza delle azioni al fondatore appoggiando in pieno la sua intenzione di espandersi per numero di utenti e non di produrre da subito 4 spiccioli di utili
Cosa sarebbe successo in Italia
La società di investimenti avrebbe preteso il 51% e poi avrebbe ceduto la quota a una banca che avrebbe subito strangolato Zuckerberg con la richiesta di produrre subito qualche spicciolo di utile e di ricomprarsi le quote quanto prima. Facebook dopo poco tempo avrebbe chiuso o al massimo vivacchiato come sito infarcito di pubblicità perché avrebbe speso quasi tutte le risorse per pagare prezzolati venditori anziché investire sullo sviluppo del prodotto.
3) L’attenzione data in America ai giovani delle università americane come fucina di talenti e non come serbatoio di stagisti per fare le fotocopie
Cosa è successo in America
Chiunque in America ha subito considerato Zuckerberg come uno che aveva avuto un’iniziativa imprenditoriale geniale, anche chi gli è andato contro. Zuckerberg peraltro ha pure abbandondato l’università.
Cosa sarebbe successo in Italia
Zuckerberg avrebbe terminato gli studi con 110 e lode, poi avrebbe pagato dei soldi per fare un master terminato col massimo dei voti, poi avrebbe fatto lo stagista agratis in un’azienda per fare fotocopie o il servetto a qualche attempato dirigente sessantenne impegnato a fare i suoi interessi personali anziché quelli dell’azienda. Dopo una trafila di contratti a progetto, Zuckerberg al massimo sarebbe diventato un oscuro programmatore.
4) La capacità della giustizia civile americana di dare sentenze eque e in tempi ragionevoli
Cosa è successo in America
Facebook fronteggia ne suoi primi anni di vita due cause importanti, quella dei fratelli Winklevoss sulla proprietà intellettuale, e quella di Eduardo Saverin sulla partecipazione azionaria. Entrambe le cause si risolvono in tempi ragionevoli a favore dei ricorrenti, con risarcimenti importanti (64 milioni di dollari ai fratelli Winklevoss e il 5% dell’azionariato a Saverin) ma proporzionati al valore che nel frattempo Facebook ha raggiunto: 5 miliardi di dollari. Pur nello scontro in tribunale, la logica è win-win, cioè si punta ai vantaggi per tutti e non a distruggere il perdente.
Cosa sarebbe successo in che in Italia
A parte che saremmo ancora alla fase istruttoria, in ogni grado di giudizio l’azienda avrebbe dovuto sopportare o un risarcimento che avrebbe invalidato il suo business o sarebbe passata di mano come azionariato, togliendo in entrambi casi a Zuckerberg il reale potere di farla crescere.
Conclusione
Zuckerberg ha il grande merito di aver pensato Facebook in termini imprenditoriali, al di là dell’idea del social network universitario, ma soprattutto ha avuto il grande culo di nascere in America.
Sto rivestendo il sito, cangiante nella sua versione 4.0, dopo 5 anni di 3.0. Un asocial network perché riguarda solo me e chi è presente nei paraggi.
Dopo essere stato campione di Otelma Formula 1 nel 2007, eccomi Campione dell’Oronzo MotoGP 2009!
Mi sa che sono il primo fanta-pilota a vincere in due categorie diverse!
Penso che dovrei tornare più spesso a scrivere sul mio blog. Un anno e passa intenso di opinioni e stati d’animo espressi su Facebook mi danno la sensazione, e l’evidenza, che i pensieri e le riflessioni si perdono indistinti in un flusso informe di una chiacchiera di quartiere. C’è bisogno anche di questo, sì.
Ma torniamo anche alla riflessione, alla possibilità che chi arriva qui per caso possa dire un pensiero che vale come pensiero in sè e non perché solo pensiero o un concetto istantaneo e volatile di un amico.
In Facebook splendo per un istante, ma un blog è per sempre.
Aggiornamento: per i pentiti dei libro delle facce, sappiate che ora è possibile cancellarsi definitivamente da Facebook levando ogni traccia di sè.
Cielo doppio nero,
evapora dalla vita,
vita che evapora.
Uno sguardo in nero si spegne,
uno sguardo dal nero si accende,
cielo doppio nero.
Negativo dell’esistenza,
positivo in trasparenza,
cielo doppio nero.
Ricordi dissolvono in scuro,
desideri assolvono dallo scuro
cielo doppio nero.
Per chi non crede che il nero possa essere il colore più bello
intingo le mani nelle tue e alzando il dito indico loro
il cielo doppio nero.
E’ di oggi la notizia che sono state individuati in Sardegna 3 siti possibili per le centrali nucleari. A Pula, a Capo Comino e a Lanusei.
Sia noi sardi e tutti quelli che amano la Sardegna dobbiamo opporci totalmente a questa idea folle che è uno scempio per la natura e per l’economia ed è una bomba nucleare sul futuro della nostra terra e dei nostri figli.
Non abbiamo bisogno di centrali nucleari, abbiamo bisogno di decidere noi il futuro della nostra terra per mantenerla bella e accogliente come l’abbiamo ricevuta dai nostri padri.
Basta con Berlusconi padrone e traditore della Sardegna! La Sardegna non è Villa Certosa, lui non la conosce la Sardegna!!!
Come a Pratobello nel 1969, dobbiamo essere orgogliosi della nostra isola e con orgoglio difenderla!
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