Come ho già scritto su Rexbibendi:
Tra i colleghi del corso sommelier appena terminato c’è il simpaticissimo e bravissimo alberto che magari non si ricorda tutti i 10 vitigni della puglia, ma ha un’esperienza di bevute spaziale e ieri ci ha tirato fuori questo gioiello assoluto: un Anghelu Ruju del 1967, 40 anni di vita ma senza alcun capello bianco. Unico problema il tappo saldato al collo, purtroppo è finito dentro, abbiamo filtrato.
Era uno vino splendido, limpidissimo e vivo, di colore tra il granato e il marrone del nocino, quasi viscoso. Al naso molto intenso, ampio, con in primo piano speziato, etereo, fruttato ma ancora delle note floreali e profumi ulteriori non categorizzabili. Una serie infinita di riconoscimenti, di primo acchito cioccolato, tabacco scuro da pipa, cuoio, un po’ smalto e un po’ lacca, e poi emerge e domina la frutta secca come noci, mandorle, nocciole, fichi secchi, fiori rossi appassiti e lasciati per 40 anni dentro un libro, un fondo costante di pane e sapa che è una pasta di mosto cotto, buccia d’arancia candita e uva passa che si fa in sardegna.
In bocca poi c’è l’apoteosi, dolce, calco e morbidissimo, ma il dato eccezionale è la freschezza che c’è ancora, netta, e che ci fa capire che questa bottiglia poteva andare avanti ancora per tantissimi anni. Un vino robusto, equilibratissimo, eccellente nell’intensità, nella persistenza e nella qualità, assolutamente armonico, nel pieno della maturità, qui siamo sicuramente sopra i 90 punti, conoscendone al longevità darei un 94/95 anche per le emozioni che suscita.
Abbinato col diversi cioccolati, dal 55% in sù, abbianamenti sempre armonici e con ognuno offriva dei giochi diversi che evolvevano in bocca anche per minuti, in un continuo rimbalzo tra dolce e amaro.
Estasiati e incantati.