Non mi piacciono gli scambi, in cui io ti do una cosa e tu me dai un’altra e ognuno si tiene la sua; mi piacciono le condivisioni, in cui viviamo insieme la stessa esperienza mettendo in comune ognuno del proprio.
Ho visto il film su Facebook, The Social Network, e ho capito (o meglio: mi ha confermato) perché Facebook non sarebbe mai potuto crescere in Italia: attenzione, nascere sì, crescere no!
Ecco i motivi:
1) Il finanziamento di 500.000 dollari
Cosa è successo in America
Nel 2003 a pochi mesi dalla nascita della società, Eduardo Saverin, uno dei due soci originari di Facebook, per contrasti con Mark Zuckerberg, l’altro fondatore, blocca il conto corrente della società dove ci sono 18.000 dollari. Zuckerberg, studente universitario, 20 anni, riceve 500.000 dollari di finanziamento e un locale per gli uffici da una società di investimento e può espandere Facebook.
Cosa sarebbe successo in Italia
Nessuno avrebbe dato dei soldi a un 20enne matricola universitaria e la società senza soldi avrebbe chiuso. Ma soprattutto nessuno si sarebbe nemmeno preso la briga di valutare se concedere quell’investimento.
2) Usare il finanziamento per crescere e non per produrre spiccioli di utile dopo 3 mesi
Cosa è successo in America
Il finanziamento viene concesso in cambio della di partecipazione azionaria e non come prestito. Inoltre il fondo di investimento lascia la maggioranza delle azioni al fondatore appoggiando in pieno la sua intenzione di espandersi per numero di utenti e non di produrre da subito 4 spiccioli di utili
Cosa sarebbe successo in Italia
La società di investimenti avrebbe preteso il 51% e poi avrebbe ceduto la quota a una banca che avrebbe subito strangolato Zuckerberg con la richiesta di produrre subito qualche spicciolo di utile e di ricomprarsi le quote quanto prima. Facebook dopo poco tempo avrebbe chiuso o al massimo vivacchiato come sito infarcito di pubblicità perché avrebbe speso quasi tutte le risorse per pagare prezzolati venditori anziché investire sullo sviluppo del prodotto.
3) L’attenzione data in America ai giovani delle università americane come fucina di talenti e non come serbatoio di stagisti per fare le fotocopie
Cosa è successo in America
Chiunque in America ha subito considerato Zuckerberg come uno che aveva avuto un’iniziativa imprenditoriale geniale, anche chi gli è andato contro. Zuckerberg peraltro ha pure abbandondato l’università.
Cosa sarebbe successo in Italia
Zuckerberg avrebbe terminato gli studi con 110 e lode, poi avrebbe pagato dei soldi per fare un master terminato col massimo dei voti, poi avrebbe fatto lo stagista agratis in un’azienda per fare fotocopie o il servetto a qualche attempato dirigente sessantenne impegnato a fare i suoi interessi personali anziché quelli dell’azienda. Dopo una trafila di contratti a progetto, Zuckerberg al massimo sarebbe diventato un oscuro programmatore.
4) La capacità della giustizia civile americana di dare sentenze eque e in tempi ragionevoli
Cosa è successo in America
Facebook fronteggia ne suoi primi anni di vita due cause importanti, quella dei fratelli Winklevoss sulla proprietà intellettuale, e quella di Eduardo Saverin sulla partecipazione azionaria. Entrambe le cause si risolvono in tempi ragionevoli a favore dei ricorrenti, con risarcimenti importanti (64 milioni di dollari ai fratelli Winklevoss e il 5% dell’azionariato a Saverin) ma proporzionati al valore che nel frattempo Facebook ha raggiunto: 5 miliardi di dollari. Pur nello scontro in tribunale, la logica è win-win, cioè si punta ai vantaggi per tutti e non a distruggere il perdente.
Cosa sarebbe successo in che in Italia
A parte che saremmo ancora alla fase istruttoria, in ogni grado di giudizio l’azienda avrebbe dovuto sopportare o un risarcimento che avrebbe invalidato il suo business o sarebbe passata di mano come azionariato, togliendo in entrambi casi a Zuckerberg il reale potere di farla crescere.
Conclusione
Zuckerberg ha il grande merito di aver pensato Facebook in termini imprenditoriali, al di là dell’idea del social network universitario, ma soprattutto ha avuto il grande culo di nascere in America.
Penso che dovrei tornare più spesso a scrivere sul mio blog. Un anno e passa intenso di opinioni e stati d’animo espressi su Facebook mi danno la sensazione, e l’evidenza, che i pensieri e le riflessioni si perdono indistinti in un flusso informe di una chiacchiera di quartiere. C’è bisogno anche di questo, sì.
Ma torniamo anche alla riflessione, alla possibilità che chi arriva qui per caso possa dire un pensiero che vale come pensiero in sè e non perché solo pensiero o un concetto istantaneo e volatile di un amico.
In Facebook splendo per un istante, ma un blog è per sempre.
Aggiornamento: per i pentiti dei libro delle facce, sappiate che ora è possibile cancellarsi definitivamente da Facebook levando ogni traccia di sè.
E’ di oggi la notizia che sono state individuati in Sardegna 3 siti possibili per le centrali nucleari. A Pula, a Capo Comino e a Lanusei.
Sia noi sardi e tutti quelli che amano la Sardegna dobbiamo opporci totalmente a questa idea folle che è uno scempio per la natura e per l’economia ed è una bomba nucleare sul futuro della nostra terra e dei nostri figli.
Non abbiamo bisogno di centrali nucleari, abbiamo bisogno di decidere noi il futuro della nostra terra per mantenerla bella e accogliente come l’abbiamo ricevuta dai nostri padri.
Basta con Berlusconi padrone e traditore della Sardegna! La Sardegna non è Villa Certosa, lui non la conosce la Sardegna!!!
Come a Pratobello nel 1969, dobbiamo essere orgogliosi della nostra isola e con orgoglio difenderla!
Un destino accomuna le pseudo-co-protagoniste femminili dell’Avventura di Antonioni e di Chiedi alla polvere di John Fante: la loro sparizione in un oltreluogo inospitale. L’isola deserta delle lipari e il deserto californiano del Mojave.
Entrambe arrivano dalla traversia di non amare l’uomo che le ama. Ed entrambe provocano un faticoso soffrire all’uomo che le ama e che le perde.
Entrambi questi uomini, il Sandro di Antonioni, e l’Arturo Bandini di John Fante, appaiono tuttavia infelici per vocazione. Sandro è completamente unto della sua gelida religione laica e borghese che lo rende incapace di trovare dei sentimenti che gli diano pace. Arturo Bandini è stretto nei suoi sensi di colpa cattolici che lo rendono incapace di trovare nella sessualità la pace.
Per entrambi, questi oltreluoghi inospitali dell’isola e del deserto rappresentano il terreno sterile dove hanno tentato di coltivare il loro amore. E da quei terreni le loro donne sono state inghiottite.
D’altra parte Anna e Camilla erano chiaramente due stronze. Come quelle di cui mi innamoro io.
Una bara di cm 200x50x50( normale, sic !!) sigillata contiene circa 500 litri di aria, ( 1/2 m3 o 500 litri). Con il corpo, l’aria si riduce del 40% circa, ( 0,300 m3, o 300 litri). In stato di morte apparente, il corpo respira o consuma circa il 99% in meno (dello stato normale, che è di circa 13,6 litri al minuto, ) quindi : 0,136 litri al minuto, 8.16 litri/h. Fatta questa macabra constatazione matematica, praticamente, si può restare in vita per 1,53 giorni o per 36,76 ore, chiuso nella bara. Il corpo, non è nella bara sigillata per 48 ore prima della sepoltura o 72 che sia. La bara viene sigillata al momento del trasporto al cimitero.Sottilizzando e volendo calcolare fino in fondo il tempo effettivo di permanenza dentro la bara ad aria limitata, si riduce nella stragrande maggioranza dei defunti a 5-6 ore, massimo 10, prima della sepoltura, con messe, pianti,lamenti ed omaggi vari, trascorse le 72 ore ( in casi particolari) o 48 ore, come dice la legge nei casi “normali”, dal decesso. Effettivamente però l’aria limitata si riduce a quel tempo della sgillazione della bara !! Ammettiamo : dalla chiusura, 14 ore in aria della bara, ( 10 ore dalla chiusura +4 sottoterra,dei residui 0,300 m3 o 300 litri, ne sono rimasti : 185,76 litri. Al “risveglio”, calcolando che in stato di panico la respirazione aumenta di 2-3 volte rispetto allo stato normale, la persona in oggetto ha da 4,56 a 6,83 minuti di tempo per graffiare la bara, girarsi e gridare.
La legge dice 48 o 72 ore dall’ora della constatazione del decesso, che è scritta nel certificato di morte legale, Sappiamo tutti bene quanto certi certificati vengono aggiustati in casa , meno negli ospedali. – Oddio dottore, se lei certifica che è morto alle 13:00, alle14:00, alle 15:00, del giovedi, fino a lunedi mattina non si può seppellire, stiamo con ll morto in casa anche domenica !! Il medico legale che nella maggioranza è il medico normale di famiglia, aggiusta il certificato di morte !!( un cinquantone , mette a tacere la sua coscienza !!). Se calcolate anche le 2-3 ore “limate” dal medico, il tempo effettivo fra il decesso e la chiusura sigillata della bara può ridursi a 36-37 ore !! Non in tutti i comuni, ma la maggioranza si, non fanno servizio di sepoltura e cimiteriale dal sabato alle 12:00 ( tutto compreso le 14:00)fino al lunedi alle 08:00 e festvi. Altrimenti devono pagare gli straordinari festivi, agli addetti comunali, con tremendo aggravio sulle casse comunali. Per questi motivi principalmente si procede a sepolture “fuori legge” con conseguenze tragiche ( per l’interessato)
Quindi se volete essere seppelliti fino alle 14:00 del sabato, ricordatevi di morire, almeno entro le 14:00 del giovedi, altrimenti resterete in casa a rompere i co..g..ni ai viventi fino al lunedi, però, se morite dalle 17:00 del givedi fino alle 14 dl giovedi successivo, correte meno il rischio di risvegliarvi sottoterra!!
In ogni evenienza io ho messo per iscritto che devono cremarmi ( ben più rapido e tutti con la coscenza tranquilla ! ). Se devono proprio seppellirmi sottoterra o in un forno, insieme a me nella bara ci devono essere tre cose ” fiamma ossidrica, martello pneumatico e motosega, non si sà mai !!
Una delle cose migliori che ho letto negli ultimi anni.
Scritto da tale Kram
Dopo una vita straordinaria ci lascia Michelangelo Antonioni, il più grande del ‘900, uno dei più grandi di tutta la storia dell’uomo. Il regista della crisi della modernità, il poeta dell’amore che non si placa mai.
Il manifesto del suo cinema e l’emblema della mia vita è L’Avventura, un film del 1960 che da il via a una serie impressionante di intuizioni e di svolgimenti estremi e complessi come La Notte, L’Eclisse, Deserto Rosso, Blow Up, Zabriskie Point, Professione Reporter.
Gli ho stretto la mano tantissimi anni fa a Milano a una rassegna dei suoi film e l’ho ringraziato per il suo cinema. Per me è stato non solo un maestro di cinema, ma anche un maestro di vita e di dolore.
La mia passione incrollabile per il suo cinema rimarrà sempre come la mia incrollabile passione per quel dolore così bello e così atroce.
Alla faccia di chi vuole costruire un cimitero per gli aerei in mezzo alla Sardegna, grazie a Deborah che me l’ha segnalato, scopro la splendida iniziativa di tre studentesse sarde che dimostrano a politicanti e affaristi di capire molto meglio di loro dov’è il futuro del turismo in Sardegna.
Tanto di cappello e i miei grandissimi complimenti per l’idea e per l’impegno a Giulia, Carla e Pamela, tre sarde che mi fanno sentire orgoglioso di essere sardo come loro, e ovviamente auguroni ai simpatici centenari… a duachentos annos!
Tutti i dettagli su www.viadeicentenari.it oppure nell’articolo di voiaganto
In passato molte donne si sono ostinate a trovare almeno un difetto in me, ed io per ricambiare, mi sono ostinato a trovare almeno una qualità in loro.
(ps: chi è la donna nella foto?)
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