Terminate le feste comandate ho iniziato le mie feste. Che in questo periodo, che ve lo dico a fare, vuol dire vino.
In mattinata la prima destinazione: la libreria, con l’obiettivo di recuperare un libro di Piero Careddu, cuoco e sommelier dell’Antica Hostaria in quel di Sassari, che propone una selezione di grandi rossi di Sardegna insieme ad altrettante preparazioni gastronomiche di sua creazione ma fortemente innestate nella tradizione culinaria sarda. Un libro edito da una minuscola casa editrice di Sassari, Magnum edizioni, che a me ricorda giusto Magnus il disegnatore di Alan Ford.
Tappa alla libreria 2R al Corso, dove per prima cosa mi scartabello la scrivania e lo scaffale dritto in fondo che come i frequentatori della libreria ben sanno, danno alloggio ai libri sulla sardegna, di vario genere: si va dall’enogastronomia, settore che interessa a me, a quelli archeologici e misurati sui nuraghi, a quelli valorizzatori sulla lingua sarda, sicuramente stupenda ma che prima dovrebbe capire se stessa, e quelli esaltatori e trabbocanti di balentia che indicano la sardegna come la vera atlantide, che poi sia rimasta a galla (e per giunta nel vino) non importa.
Fra questi spunta un libercolo autoctono sulla Vernaccia di Oristano che mi accapparro (pare molto interessante), e un cofanetto in due volumi cartonato (da non confondersi col cartonato in singolo volume), con pagine in finto rustico, sulla gastronomia sarda, con ricette in lingua originale addirittura per provenienza (alcune sono in nuorese, altre in ogliastrino, altre in campidanese, altre in logudorese, ecc…). Un libro molto molto bello e completo, verace, che sono stato tentato di comprare, e poi, visto il costo, 60 euro, per ora ho lasciato stare, sempre che qualcuno non me lo voglia regalare… considerato che tutti si lamentano che non sanno mai cosa regalarmi, ecco, questo libro mi piacerebbe assai 😉
Alla fine il libro di Careddu non ce l’hanno, una casa editrice così non ha distribuzione, sarà presente solo a Sassari o al massimo in provincia, ecc… Non è mal fiducia, 2R è un’ottima libreria, hanno un sacco di cose interessanti, ma siccome siamo a Nuoro e so come funzionano certe cose e certe verità, vado nell’altra libreria di Nuoro, Novecento, dove ovviamente il libro c’è e la commessa me lo da senza battere ciglio e lo compro (ma scommetto che sarebbe valso anche il contrario).
Il libro di Careddu concorre a formare una o due liste, che ancora non ho ben chiare, di vini per due degustazioni, una rappresentativa dei cannonau di sardegna nelle loro diverse versioni e accezioni, e una sugli altri autoctoni di sardegna, come il carignano (che però quasi ormai merita un discorso a parte), il cagnulari, il bovale, la nieddera, il pascale, la monica e delle simpatiche estraneità come il nebbiolo di Gallura.
In più mi stuzzica una terza lista su una mega orizzontale sui Vermentini di Gallura e di Sardegna. Una orizzontale sacrale sarebbe da fare sui vini dolci di Sardegna, ma sarà al prossimo giro.
Tali liste servono per piombare da Tamponi a comprare quello che si può, tenendo conto anche di quello che ho già a Milano, che è parecchia roba (pardon se non la riporto).
Dopo un po’ di studio sui testi e sui siti web, compilo più o meno delle liste, sapendo che non troverò tutto quello che cerco, e nel pomeriggio parto con destinazione Tamponi. Acquisti vari: Cantina del Vermentino (Arakena, Aghilòia, Galana), Cherchi (Cagnulari e Tuvaoes), Cantina sociale di Oliena (Corrasi, che avevo seccato il 2000 con somma soddisfazione), il Ballu Tundu di Sedilesu (e spero per lui che valga tutti i soldi che se lo fa pagare se no ne parlerò veramente male, così come ne parlerò molto bene se li vale), Josto Miglior degli Antichi Poderi di Jerzu, il Buio Buio di Mesa, la cantina di Gavino Sanna, altre cose varie… e a margine, oltre all’Anghelu Ruju per i 18 anni di Gabriele, spuntano fuori in un angolo due cartoni pregiatissimi di langa piemontese, dei Barolo di Marcarini, uno di Brunate e uno La Serra, che suppongo abbia a che fare con Serralunga. Di recente ho bevuto il Brunate 2001, spettacolare bottiglia, un Barolo notevole, insomma questi Marcarini del 1998, annata eccellente per il Barolo, a 24 euri non dico che siano regalati, ma è un gran bell’affare, per cui previo consulto telefonico, faccio la scorta anche per amici milanesi e ringrazio sentitamente Tamponi per la splendida sorpresa continentale low cost.
Altrove recupero un Su Gocciu di Gostolai (di cui avrei voluto anche il Nepente Riserva, ma non c’è), il Dolmen nebbiolo di Gallura e un Giogantinu Superiore utile per la orizzontale di vermentini.
Più tardi, all’orario di chiusura, passo a recuperare Tore, uno dei magazzinieri di Tamponi, mio compagno di scuola al liceo, grande tenore e cabarettista, un talento (e lo penso veramente) ancorché largamente incompreso e inespresso in una terra di invidie come Nuoro.
Con Tore, che pur non essendo un esperto, è un bevitore che ne capisce parecchio, ci facciamo un bel po’ di discorsi sul vino e sulle ultime produzioni in sardegna, girando diversi bar che mi colpiscono tutti in positivo per avere tutti quanti una selezione al bicchiere di almeno 4 o 5 etichette sarde più o meno popolari. Bravi, bravi. Devo dire che un servizio del genere (a prezzi stracciati poi, perché parliamo di 2 o 3 euro a calice) è una rarità anche a Milano.
Tra le degustazioni: prima un In Tinu, un IGT barbaricino che consiglio, piacevole e giovane, un Su nou ogliastrino così così tendente all’alcolico, un Puggioni di Mamoiada che nella speciale gara a chi lo fa più da sbronza stravince perché strabocca di alcol e lasciamo perdere (fare i vini ultra alcolici in barbagia pare ancora una questione di balentia), un Sedilesu barricato molto più giusto e bevibile che però rischia di dire troppo col legno francese e poco col vitigno sardo, un altro vino di Nuoro, il Seuna, piacevole, giovane e senza legno, buona la strada intrapresa ma c’è da rifletterci ancora, perché Gabbas e il suo splendido Lillovè sono ancora su un altro pianeta, chiudiamo con un cannonau jerzulese base, il Bantu, equilibrato e bel corpo ma senza infamia né lode.
Si torna a casa, Tore mi regala un’agenda in sardo, che io non uso le agende, ma quella in sardo è come un vocabolario della vita, per me. Ho idea di come ricambiare, spero che questa idea gli faccia piacere, perché riuscire a me farebbe molto piacere.