Bel post di Stefano Bonilli sul Papero Giallo, del Gambero Rosso blog a riguardo del Parlare di Vino.
E interessanti anche i commenti che si susseguono.
Interessanti perché, diciamolo, la figura del sommelier o più in generale del degustatore di vino (a qualunque chiesa appartenga) è diventata un po’ esoterica e fanfarona, quantomeno nelle sue manifestazioni mediatiche soprattutto quando snocciola i profumi che si riconoscono nel vino.
Chi non ha pensato che uno che ti dice che sente profumi di viola appassita, cuoio, pepe nero e ciliegie sotto spirito, non stia dicendo delle immani e tremende cazzate? Io l’ho pensato a lungo.
Certo, se nessuno ti spiega e ti racconta che cacchio vuol dire, che metodo, che riferimenti, che cultura, che storia c’è dietro, certo che sono immani cazzate. Ma è incapacità di comunicare non ignoranza nel recepire.
E altrettanto certamente, chi ha mai l’occasione o i soldi per bersi un Barolo da almeno 20 euro che ha anche quei profumi lì?
Ora io che non mi trattengo, essendomi già snocciolato due corsi su tre dell’AIS (uno dei diversi metodi possibili), rispondo volentieri a qualunque domanda conscio della mia oggettiva e titubante ignoranza da principiante ma anche della mia soggettiva e entusiastica conoscenza da appassionato.