Bellissima foto questa, di cui gli amanti della Ferrari non mancheranno di cogliere la singolarità, nel senso più cosmogonico del termine, come se quest’immagine fosse stata scattata pochi istanti dopo il big bang.
In auto Felipe Massa, il presente della Ferrari, il pilotino che così pilotino non è, andando a vincere in scioltezza il GP del Brasile alla prima occasione che ha avuto, quando lagnetta Barrichello ne ha avute tante e le ha perse tutte. Io per primo mi sono ricreduto, ero scettico quando è stato preso in Ferrari, ma il ragazzo ha il piedino pesante.
Davanti Michael Schumacher, che nello stesso GP del Brasile, ultima gara della sua carriera, ha mostrato e dimostrato di essere ancora il più forte di tutti, con una rimonta impressionante e una serie di sorpassi spettacolari alla faccia di chi dice che non ci sono più sorpassi in Formula 1.
Su Michael, o Schumi, o Schumacher, o il Crucco bisogna aprire una parentesi. Credo che molti abbiano capito cosa ha fatto solo ora che si ritira. Bisogna essere ferraristi sfegatati da anni e anni e aver visto tutte le gare di Formula 1 anche negli anni bui, dalla metà degli anni ’80 all’arrivo di Schumacher in Ferrari nel ’96, per capire che quest’uomo ha riportato a Maranello la cultura e il sapore della vittoria. Proprio Maranello che era la patria della squadra più vincente e forte della storia della Formula 1, si era dimenticata come si faceva a vincere.
Compreso quell’anno, il 1990, con la macchina di Barnard guidata da Alain Prost che ha sfiorato il mondiale, battuto, giustamente, da Ayrton Senna. Nemmeno Prost è stato capace di riportare la vittoria, anche se in quel frangente si è capito che la possibilità c’era e che bisogna prendere il migliore, con tutto l’affetto che posso avere per Jean Alesi che tenne alto l’onore ferrarista negli anni buissimi, ma lo fece da perdente (anche un po’ sfigato a dire il vero).
Schumacher è un profeta, un dio, o semplicemente uno dei migliori piloti della storia e comunque il più vincente della Formula 1. Pur avendo perso e anche tante volte, è il più vincente, e pur avendo perso, non ha mai avuto un avversario a storico, come sono stati Prost e Senna. I suoi due avversari più quotati Hakkinen e Alonso lo hanno battuto ma non lo hanno sconfitto. Schumacher ne è sempre uscito dando l’impressione di essere lui il più forte.
Ma ci sono stati anche anni (i mondiali 2001, 2002 e 2004) in cui è stata la Ferrari a dare un’impressione di forza immensa. Un’imbattibilità totale, non scalfibile, inattaccabile, perentoria, eterna. Mondiali già vinti matematicamente in estate. Imbattibilità l’ha sostenuta anche negli anni più incerti, come il 2000, anno del ritorno del titolo iridato a Maranello, in cui tutti pensavano che non poteva essere che per l’ennesima volta dal 1997 la Ferrari avrebbe perso il mondiale all’ultima gara, e come il 2003, in cui proprio un giovanissimo Kimi Raikkonen contendeva fino all’ultima gara il campionato a Schumacher che vinceva per appena 2 punti, in una stagione combattutissima soprattutto per via dell’introduzione delle qualifiche con giro secco.
La Ferrari aveva sofferto quel cambio di regolamento e ha sofferto l’eliminazione dei cambi gomme del 2005, stagione disastrosa, a cui ha saputo riprendersi nel 2006 con una forza che più nessuno si aspettava. E’ come se Schumacher l’avesse vinto questo mondiale appena finito. Grazie Michael, che mi si spellino le labbra a dirlo perché ammetto di essere stato tra quelli che nel ’96 pur riconoscendo la necessità della sua venuta a Maranello, esprimeva la sua antipatia per il crucco.
E poi c’è Kimi Raikkonen, seduto sul fondo. Guarda la macchina che ancora non ha guidato. Anche noi lo guardiamo. Dovrebbe essere lui il futuro della Ferrari. Felipe permettendo. Ma intanto chissà se Kimi ha detto a Michael: ma che cazzo di sorpasso mi hai fatto in Brasile?
Per chi lo volesse (ri)vedere, Michael passa Kimi (che astutamente si porta all’interno) in una strettoia tra la McLaren e il muretto dei box. Il sorpasso più difficile della gara che ha richiesto 5 giri di preparazione.